lunedì 22 gennaio 2018

Grande malanno, grandi riflessioni

Non sono sparita, eh. Sono a casa con Beatrice malata da dieci giorni. Si è presa una brutta tonsillite, a poca distanza da quella di Natale. E, questa volta, non vuole saperne di passare. 

Molti di voi sapranno che io sono per le cure naturali ma, questa volta, ho dovuto andarci pesante. Il pediatra, contrario ai medicinali sintetici tanto quanto noi, le ha dato il cortisone prima e, visto che non ha sortito alcun effetto, l’antibiotico dopo. Due cosucce. Ma quando ci vuole, ci vuole, e sono la prima a sostenerlo. Peccato, però, che nemmeno quest’ultimo abbia funzionato.

All'ultima visita il medico non ha negato la sua perplessità verso quella che è sicuramente una stranezza, da cima a fondo. Tonsille gonfie come due palline da ping-pong, apnee notturne, zero febbre e nessuna reazione ai medicinali. Ha voluto approfondire. Ha chiesto se Beatrice, in questo periodo, sia particolarmente stressata. Mio marito gli ha parlato dell’asilo. Di quanto lo patisca. Della differenza abissale tra i giorni di scuola, sempre nervosa, oppositiva, arrabbiata, e quelli in cui è a casa per più di due giorni consecutivi, serena, comprensiva, accondiscendente. 

Dopo una bella chiacchierata a riguardo (e la prescrizione di un anti-infiammatorio come nuova cura) la sentenza è stata che questa tonsillite abbia una forte componente psicosomatica. Bingo. 
A scuola ci va, e non è che ci stia male. Gioca, dopo un intero anno passato ad osservare. Gira autonomamente per le altre sezioni, ha delle nuove amichette. Però è molto concentrata a non sbagliare, a comportarsi bene, a fare la donnina. A casa (per fortuna!) tira fuori tutta la rabbia che ne deriva e che lì trattiene. Ma non basta.

“Fa la pipì a letto?”, ci ha domandato. 
No. 
“Peccato, non si lascia andare nemmeno mentre dorme”

Secondo lui non è un problema insormontabile, non è grave. Ma io vorrei tanto aiutarla.
Mi confronterò con le maestre per avere la loro opinione (quanto vorrei ci fosse ancora l’insegnante dell’anno scorso, senza nulla togliere a quella nuova) e spero di trovare una soluzione. Non so neanche quale possa essere, se non quella di frequentare un po’ meno. Magari allungare i weekend, per staccare di più.

D'altronde, non parliamo di scuola dell'obbligo. L'abbiamo iscritta alla scuola materna (non riesco a chiamarla scuola dell'infanzia, come sarebbe corretto fare 😅) convinti della grande opportunità che può dare, certi dell'importanza di socializzare e di rapportarsi con altri adulti che non siano solo famigliari, così come di imparare a stare in gruppo e a vivere in società. Però, dopo più di un anno che frequenta e che, in un modo o nell'altro, forziamo un po' la mano, possiamo affermare che non è la dimensione adatta a lei. Già solo per gli orari, con cui abbiamo grandi difficoltà ad adeguarci (e parlo al plurale perché vale anche per me!). 

In questo momento mi pare che il disagio sia maggiore di quelli che sono i benefici. Non è facile ammetterlo, ancora una volta mi sembra di "fare quella diversa" ma, d'altra parte, quando si dice che ogni bimbo è a sé, vale un po' per tutto. Evidentemente anche in questo campo. 

Considerando che la nostra educazione si basa sull'ascolto, questo mi pare un segnale forte e chiaro, che non ignoreremo.

8 commenti:

  1. Quindi si tratterebbe di una somatizzazione dello stress da scuola materna? Spero che le maestre trovino un modo per metterla a suo agio perché come dici tu è importantissimo frequentare quell' ambiente!

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  2. Si, è molto probabile che lo sia. Io penso che una soluzione potrebbe essere quella di andare un giorno in meno, come scrivevo. 4 giorni di asilo e 3 a casa. Mi sembra un tentativo che vale la pena di fare!

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  3. Era successo anche a me da piccola e il mio medico disse la stessa cosa che ha detto il tuo noi con i nostri bimbi usiamo spesso la medicina naturale e abbiamo la fortuna di avere un medico che non cerca solo di analizzare il perché a livello medico è successa una cosa ma cerca anche di analizzarlo a livello introspettivo psicologico e questo per noi è fondamentale come voi prediligiamo l'ascolto del bambino delle sue necessità dei suoi bisogni soprattutto quando è piccolo che non riesce a spiegare in maniera esaustiva il perché di un determinato disagio anche con me quando è stato che abbiamo perso i nostri bimbi è stato fondamentale avere l'appoggio della medicina naturale o quantomeno di chi era capace di ascoltare il nostro disagio in quel momento Spero comunque che passi tutto in fretta Ciao e buona giornata

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  4. È molto importante avere un rapporto di fiducia con il proprio medico, e noi abbiamo scelto lui - nonostante non sia della zona - proprio per questo. Era già il pediatra delle mie sorelle e sapevo come lavorava. Come dici tu con i bambini è importante, a volte, non limitarsi alla cura sintomatica, ma saper andare oltre. Grazie per essere passata, Veronica!

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  5. Adesso... non voglio drammatizzare, ma leggo questo post col magone, forse perché pizzica quelle corde su Sarah, la sua ansia scolastica e non. Le paure dei bambini, che devono sempre essere all'altezza, che faticano a confrontarsi con regole nuove, con dimensioni diverse. Un tempo non c'era questa attenzione: si obbediva, punto. Tutto questo ascolto di cui parli (e che sottoscrivo) ha il danno che poi i bambini non sono capaci di adattarsi a contesti dove l'ascolto non è lo stesso, non hanno la stessa libertà di espressione. Perché proprio Sarah, di 3 figli, ha tanti problemi? Guarda caso quella con cui ho avuto più simbiosi... Sono domande, Marta: sai che ritengo empatia ed intimità capisaldi nel rapporto coi figli. Poi penso a Beatrice, dici che forse l'asilo non è adatto a lei, ma, pur sfoltendo la frequenza, mi viene da osservare il contrario: proprio perché ha difficoltà deve andarci, altrimenti un domani, alla primaria, sarà molto, molto più difficile, perché là davvero è tutto rigido, e le ore sono tante. Non è una situazione facile. Ma durante le vacanze la gola andava meglio? Se sono disturbi di ansia c'è spesso un tempo di "differita", non è così puntuale la coincidenza tra sintomo e causa. Però le vacanze sono state una pausa lunga, sufficientemente da stare meglio, forse. Un abbraccio, sai che su questi argomenti sono molto sensibile e che spaccherei il mondo, per proteggere ogni singolo bimbo. Anche la tua. :*

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    1. Io penso che l’asilo non faccia per lei per il modo in cui è strutturato. Orari rigidi, 100 bambini da gestire (divisi in sezioni, per carità, ma le sezioni spesso sono aperte e loro hanno la libertà di girare) e poi quest’anno abbiamo perso una grande maestra, che faceva davvero la differenza. Quest’anno lei ha trovato come punto di riferimento due maestre di latte sezioni, e ho detto tutto. Non voglio ritirarla, frequenterà per tutti i lati positivi che ho elencato sopra, ma io non voglio un soldatino obbediente e che si adegui per forza al sistema scolastico di oggi. Spererei, tra l’altro, di mandarla poi in una primaria diversa, come quelle “senza zaino” che stanno finalmente nascendo da queste parti. Ne hai sentito parlare? Durante le vacanze si è ammalata la prima volta, il giorno della vigilia. Poi è guarita e abbiamo passato tanti giorni insieme, anche col papà. E al terzo giorno di rientro a scuola era nuovamente malata. Il messaggio sembra essere “si stava meglio a casa”! Un bacio e grazie per queste osservazioni :)

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    2. (Tralasciamo gli errori del t9, sto rispondendo dal telefono o.O)

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