mercoledì 7 febbraio 2018

Un bambino ascoltato e rispettato non è un bambino viziato

Penso che ci sia una grande confusione quando si parla di empatia, ascolto e rispetto nei confronti dei bambini. 


Il pensiero che scaturisce in moltissime persone è che a questi bambini sia concesso tutto, che vivano senza regole, che siano viziati.

Non è così.

Sappiamo bene che ci sono quei genitori che concedono di tutto e di più ai figli ma, in questo caso, non parliamo di empatia e rispetto. Parliamo di non-educazione, se posso permettermi.

Cerchiamo di fare chiarezza. Mettersi nei panni di un bambino e provare a capirne le emozioni e i sentimenti è necessario per prendere coscienza che loro altro non sono che piccole persone in un grande mondo, che hanno idee e pensieri loro e che ancora non hanno il bagaglio di vita e di esperienza che abbiamo noi adulti. Mettersi nei loro panni aiuta noi genitori a vedere le situazioni da un’altra prospettiva. 

Quando lo si prova a fare davanti a quello che ha tutto l’aspetto di un bel capriccio, per esempio, può essere utile per cercare di scoprirne le motivazioni e aiutarlo a superare il momento di difficoltà, che non ha niente a che vedere con il metterlo a tacere a tutti i costi, né con il cedere alle sue richieste sperando che smetta.

Facciamo un esempio concreto: siamo al supermercato, è quasi ora di pranzo e mia figlia inizia a lamentarsi e a piagnucolare che vorrebbe un pacchetto di patatine. Io non sono d’accordo. Provo, però, a comprendere il suo stato d’animo: siamo in giro da diverso tempo, è stanca e affamata. Non la sgriderò per i "capricci" né le comprerò le patatine. Cercherò un'alternativa. Una mela? Un mandarancio? Le placherà la fame senza riempirla troppo, altrimenti non riuscirà a pranzare. Non le vanno bene le alternative? La rassicuro che presto saremo a casa e, se possibile, mi dedico un attimo a lei: la coinvolgo per finire la spesa, le racconto un aneddoto divertente, la invito ad osservare qualcosa, tiro fuori un gioco dalla borsa, insomma, la intrattengo. E magari mi affretto per concludere la spesa. Perché è una bambina, e la sua insofferenza è comprensibile.

Avere delle regole è fondamentale, non si può pensare di crescere un bambino senza la guida di un adulto, ma io credo che le regole debbano essere ADEGUATE ALL'ETÀ.

E credo anche che non sia rispettoso "comandare a bacchetta" perché siamo noi i genitori e tu obbedisci perché decidiamo noi. "Io comando e tu esegui" fa di noi dei genitori autoritari, ed è molto diverso dall'essere autorevoli. Diciamo che rimanda un po' ad una piccola dittatura tra le mura di casa.

Ci sono molte situazioni, invece, in cui è interessante prendere in considerazione il loro punto di vista e, perché no, contrattare. Ci sono dei punti fermi che fermi rimarranno (la sicurezza, per esempio), e altri sui quali ci possiamo ammorbidire. E non per dargliele tutte vinte, ma perché - evidentemente - non sono aspetti così fondamentali. Basta ragionare un attimo.
In questo modo, tra l'altro, lo si educa alla ragionevolezza e, forse, imparerà a parlare ed esprimersi, senza imporsi.

8 commenti:

  1. Brava Marta. Sono d'accordo nel profondo, su tutto. Perché ti dico "nel profondo"? Perché idealmente sembra fattibile, ma purtroppo ci sono situazioni nelle quali, con tutta la nostra buona volontà, dobbiamo ammettere che non ci è possibile spiegare al 100% un no al figlio, o una regola, e questa va somministrata e presa per tale, con fiducia. Che non vuol dire imporsi sterilmente: ti ripeto, io sono d'accordissimo con te. Ma quest'estate (trono sempre a quella) le vicissitudini con Sarah mi hanno fatto capire che non possiamo avere sempre la presunzione di riuscire a empatizzare coi figli. Delle volte dobbiamo ammettere di non riuscirci e limitarci a "imporre" con gentilezza certi limiti.

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    1. Sono d’accordo anche io con te. Io mi riferisco ad un comportamento di base, diciamo, ma ci sono certamente delle eccezioni, per un motivo o per un altro. La gentilezza di cui parli, però, è quella che fa la differenza.

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  2. Partiamo dalla considerazione errata che i figli siano nostri (spesso diciamo MIO figlio) e non pensiamo che sono esseri pensanti, con emozioni e che hanno bisogno solamente di qualcuno che li accompagni nel mondo senza imporre a loro quei limiti che gli tappi le ali. E forse e dico forse è più una paura nostra di perderli che un loro bisogno di avere questi limiti

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    1. Tra noi mamme italiane penso ci sia una buona percentuale di paura di perderti, sicuramente. Ma non è trattandoli come soldatini che si può ottenere qualcosa di buono in cambio, secondo me.

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  3. Sono assolutamente d'accordo con quello che scrivi, anche se non ho figli. Credo che la cosa importante per non viziare un figlio sia aiutarlo a prendersi piano piano le sue responsabilità adeguate alla sua età mettendo sia dei paletti sia anche cercando di capire il suo stato d'animo. Però com'è difficile...

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    1. È tanto difficile, si. E sono d’accordo con te. I vizi sono altri, soprattutto quelli materiali: ricoprirli di giochi e oggetti farà di loro dei bambini con grandi pretese, viziati. Spiegare loro il perché di un no, o ammorbidirsi davanti ad una richiesta, invece, sono sicura di no.

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  4. Alle volte basta spiegare le cose come se parlassimo a un bimbo e non a una persona adulta. Dire No non serve, dare le alternative (come un po' di frutta) ci aiuta a comprendere se ha fame, è stanca oppure annoiata!

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    1. Esatto. Come un bimbo che capisce, però. Perché qualcuno crede che siano stupidi, secondo me!

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