giovedì 25 febbraio 2016

Io, mamma (aliena?) a tempo pieno

Sono una mamma un po' particolare, questo si è capito. Non ho aperto un manuale e deciso che sarei stata così, ma lo sono diventata giorno dopo giorno, seguendo il mio istinto e, contemporaneamente, le richieste di Beatrice. Una mamma in costruzione.
A cominciare dall'allattamento ancora in corso a 2 anni e mezzo, alla scelta dell'autosvezzamento rinunciando a pappette e omogeneizzati, a quella che non è iniziata come una decisione consapevole - ma lo è poi diventata - di dormire nella stessa stanza, in un unico grande lettone (sopravvivenza e piacere allo stesso tempo), fino ad arrivare alla scelta di non lavorare per dedicarmi completamente a lei. Quest'ultima è quella che più spiazza le persone con cui mi capita di parlarne, tanto che quando riscontro pareri fortemente positivi resto incredula.

"Sei tornata a lavorare?"

"No, ho deciso di fare la mamma a tempo pieno"

Silenzio.

O, al meglio, un "se potete permettervelo.."

Noi non siamo ricchi. Mio marito non guadagna cifre astronomiche, ma abbiamo fatto delle prove, dapprima con la maternità facoltativa (30% dello stipendio) e, in seguito, con una lunghissima aspettativa (stipendio a zero). Siamo sopravvissuti. Chiaramente parrucchiera ed estetista sono un miraggio, l'acquisto compulsivo di borse e scarpe anche, ma non sono cose che al momento mi interessano. Ho fatto delle rinunce che però non chiamerei neanche tali in quanto non sofferte. Ho potuto scegliere di stare con mia figlia, per me non c'è paragone alcuno.

Il lavoro che ho svolto per tanti anni - l'educatrice - mi ha arricchito davvero tanto e mi ha anche permesso di conoscere delle splendide persone, tra colleghe e genitori. Ma adesso, da mamma, lo vedo dall'altra parte e non potrei più farlo. Non riuscirei, tra le altre cose, a sopportare il pianto disperato dei bimbi che vogliono la loro mamma (*). E non potrei neanche più dare quello che davo prima in termini di presenza, disponibilità ed energia (avete idea di quanta ne serva in questo lavoro?), e lavorare a metà non mi piace. Senza contare che, in tutta onestà, le educatrici sono pagate meno delle signore delle pulizie (assurdo, considerando l'impegno e la responsabilità che si hanno!). Quindi anche il lato economico va a perdersi.

"Beh, avresti staccato un po'. Sai, fa bene prendersi del tempo per sé."

Verissimo, ma non nel mio caso. Non lavoravo in un ufficio, ma in un asilo nido. Avrei lasciato una bambina - la mia - per ritrovarne altri 12. Direi che no, non avrei staccato molto.

Il discorso pensione lo salterei a piè pari, a meno che vogliate farvi una risata.

Forse, la perplessità di alcune persone, deriva dal fatto che oggi è difficile immaginare una donna che lascia un lavoro "sicuro" per dedicarsi alla famiglia. Un salto indietro di decenni. Per quanto mi riguarda, non è un ripiego, né tantomeno un'imposizione, è una scelta consapevole e mi ritengo molto fortunata a poterla vivere così.





Spero si legga chiaramente che questo vuole essere il racconto della mia personale esperienza, il frutto delle mie considerazioni in base al mio vissuto. Lontanissima dal giudicare chi prende strade diverse di qualunque genere e tipo, obbligate o meno.

(*) Genitori con i figli frequentanti un asilo nido, non odiatemi. Non è un post contro gli asili, ben vengano queste strutture a sostegno di mamme e papà lavoratori, ottime alternative ai nonni. Sappiamo, però, che per ogni bambino, prima o dopo, ci sarà un momento di crisi dovuta a quello che potrebbero vivere come un abbandono. Col tempo capiranno che non è così, che la mamma torna sempre, e riusciranno a vivere al meglio quella che può assolutamente essere una bella esperienza.




16 commenti:

  1. caspita mi è sembrato di vedere me in questo post! ho fatto il tuo stesso percorso sia in termini di crescita delle bimbe (la prima allattata fino a 3 anni e mezzo) e la seconda che ha adesso due anni e mezzo e che continuo ad allattare. Ovviamente co sleeping tutta la vita..e alla fine la tua stessa decisione: lasciare il lavoro per veder crescere le mie bimbe! Stesse osservazioni da parte della gente...xò io ora sono più serena, e credo anche loro!

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  2. Abbiamo molte cose in comune, dunque!
    Io posso ritenermi fortunata, ho intorno a me delle persone che non mi pressano per la strada "alternativa" (passami il termine) che ho preso, ma ascoltano e comprendono. Qualcuno, però, vedo che rimane quantomeno perplesso per la questione lavorativa. Ecco il perché del post :)

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  3. io .... io lapensoesattamente come te e ho fatto esattamente come te!!!!!!!
    ho scelto e ribadisco scelto di stare a casa con le mie 5 pesti dal momento incui è nata la seconda........ il lavoroera terminato e ..... il nido costava tanto e allora di comuneaccordoio e mio marito abbiamo scelto ...... io principalmetne ho scelto perchè lui miha lasciata libera di scegliere...
    e così oggi sono una mamma atipica a tempo pieno ..che adora stare con i suoi figli e adora seguire le loro attività e essere presente nelmodo giusto dicui loro hanno bisogno.
    il non lavorare con 5 figli spesso è visto come una rinuncia a me ...invece è proprio ilcontrario.....
    e soprttutto quel " se potete permettervelo!!!" mi urta ....e
    se dovessi fare una lista di cose a cui ho dovuto rininciare ..direi che sarebbe vuota.....
    loro son la mia ricchezza più grande vederli crescere...... e ringrazio dioper poterlo fare

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    1. Dal momento in cui si tratta di decisioni consapevoli e pensate bisognerebbe rispettarle e, magari, evitare certe espressioni come a dire "poverina..". Sono d'accordo con te, per me non c'è niente di più bello e appagante che stare con la mia bimba!

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    2. Guarda tu comprendo pensa a te
      Sei responsabile di lei D di te!😊Avari tutta!

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  4. Anch'io sono mamma a tempo pieno. La decisione di diventare mamma a tempo pieno per me è stata un po' un'obbligo e un po' una scelta (lo avevo raccontato qui http://www.mammatoday.com/2015/12/obbligo-o-scelta.html), ma ad oggi sono contenta di essere a casa con il mio piccolino e potermelo crescere da sola.

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  5. Se potessi permettermelo non tornerei al mio lavoro al nido, a settembre. Ambientare i bambini pensando al mio che si stava ambientando con il papà al rientro della maternità di Polpetta è stata un'esperienza dura..
    Se potessi farei la mamma a tempo pieno come te:ti invidio! Ma in senso buono eh! Un misto tra invidia e ammirazione per una scelta che ai nostri tempi non viene condivisa.

    Essere mamma, però, mi ha aiutata nel lavoro: vedi le cose in una doppia prospettiva. L'educatrice e la mamma si ritrovano insieme e riesci ad essere più empatica sia con le mamme che con i bambini.
    Devo dire che mi ha agevolata!
    Anche se dopo una giornata pesante al nido, non vedevo l'ora di tornare dal mio bambino e spupazzarmelo per bene.
    Chissà cOme andrà al mio rientro a settembre!

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    1. Sicuramente l'essere un'educatrice mamma aiuta a comprendere meglio bimbi e genitori e ad essere empatici con entrambi. Mi rendo conto di aver fatto molti errori in passato.
      In bocca al lupo per settembre.. Ma tanto ci sentiamo ancora ;)

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  6. La scelta di lasciare il lavoro non dipende solo dal fattore economico (secondo me) e dagli aiuti che si possono avere per la gestione dei figli.

    Io non lo farei mai, anche se potessi tranquillamente vivere benissimo con il solo stipendio di mio marito.
    La scelta dipende, infatti, anche da come ci si sente, dal percorso che si è fatto per arrivare a perfezionarsi nella vita e nel lavoro, dai sacrifici (studio, specializzazioni...) e dalle aspirazioni personali.
    Ogni scelta ha una sua dignità, quindi non potrei mai biasimare la tua.
    Forse non ti sentivi appagata dal lavoro?
    Io per es non potrei mai lasciare il mio perché lo adoro, mi fa sentire viva e importante e se anche la sera (dopo quasi 12 ore fuori) torno stanca morta, sono felice e mia figlia non ne risente affatto: ha una mamma felice vicino, che ha tante cose da raccontare ed è bellissimo, poi, potersi confrontare col marito tra chiacchiere e consigli.

    Adoro preparami la mattina, truccarmi e vestirmi e incontrare tante persone, a partire dalle mamme "in treno" che come me sono pendolari e faticano per raggiungere il posto di lavoro.
    Inoltre penso sempre che i figli crescono e che, se stessi a casa, sarebbe inevitabile restare a un certo punto sola. Nel frattempo il mondo è andato avanti e non è detto che ci sarebbe ancora posto per me in ambito lavorativo: non dimentichiamo quanto sia spietato il mondo del lavoro soprattutto nei confronti delle donne.

    Te lo devi proprio sentire dentro che "non lavorare" per te è la scelta più giusta e migliore per la vostra famiglia e non devi renderne conto a nessuno. Le cose inoltre nel tempo possono cambiare, la bambina cresce e tu puoi sempre trovare delle valide alternative. Una mia amica, con lo stesso tuo percorso ed educatrice nei nidi, oggi impartisce tante lezioni private e riesce a conciliare famiglia e lavoro e a tirare su qualche soldo...che non fa mai male!

    Ti abbraccio
    Vivy

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    1. La vita (che detto così fa sembrare che io abbia 80 anni -.-) mi ha insegnato che fare progetti a lungo termine è quasi impossibile. Pensavo, per esempio, che avrei fatto l'educatrice a vita, ma così non è stato. Si cambia, ci si evolve e non ci è dato a sapere prima in quale modo. Per cui mi limito a dire che per ora mi trovo molto bene nel ruolo di mamma a tempo pieno, poi si vedrà.
      Grazie mille per essere passata da qui e avermi raccontato la tua esperienza :)

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  7. Io per il momento non me la sentirei di lasciare il mio lavoro. Ho investito troppo tempo, soldi ed energie, ambizioni e desideri, per lasciarlo.E poi, più mio figlio cresce, più mi accorgo che non ha bisogno di me h24, come avrebbe avuto bisogno da piccolino. Certo, però, al contempo non baratterei il mio lavoro con uno anche meglio pagato ma dall'orario rigido che non mi permettesse una certa elasticità per andarlo a prendere e portare a scuola e stare con lui la sera. Sono scelte, l'importante è che siano tali e consapevoli, come nel tuo caso!

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  8. Proprio così, devono essere scelte consapevoli. Guai a chi lascia il lavoro tanto per!
    Nel mio caso, tra l'altro, c'è anche da considerare che mio marito è fuori casa per lavoro 12 ore al giorno, quindi Beatrice vede già molto poco lui. Almeno io voglio esserci, anche quando andrà a scuola: chi la porterebbe e prenderebbe? Chi starebbe a casa con lei durante le vacanze o qualche malattia? Nel nostro caso sarebbe un bel problema!

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  9. Ti posso fare una domanda a bruciapelo? Beatrice ha cominciato l'asilo, giusto? Adesso che hai almeno mezza giornata vuota, che la casa si zittisce... non ti senti un po' vuota anche tu? Ti parlo come madre di 3 figli, a tempo semi-pieno nel senso che scrivo, e lo faccio da casa, e i soldi che becco non possono chiamarsi stipendio, sono anzi decisamente mantenuta. Ma non posso nemmeno dire che faccio solo la mamma... All'inizio è stato così, ho mollato il lavoro perché mi faceva schifo. Sì, non per generosità, o un super-istinto da nido. Odiavo troppo quel lavoro per barattare ore e ore di figli piccoli e di meraviglie d'amore per stare a un desk senza luce naturale. Quindi sì, in effetti l'amore c'entra. Ma dopo un po' non mi bastava più, forse avevo paura di vedere la mia vita dipendere unicamente da loro. Mi sono sempre chiesta: li vedi crescere, si fa spazio. Io che ci metto in quello spazio? Detto questo, stimo la tua scelta, e sicuramente mi sento più vicina a chi fa una scelta di questo tipo che alle mamme che fremono dopo tre mesi di maternità. :)

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  10. Si, Beatrice ha iniziato l'asilo. Non mi sento vuota mentre lei non c'è, sai? Mi sento piena di energie da dedicare alle mie cose, che ho evidentemente accantonato in questi tre anni, anche se accantonato non è il termine giusto perché fa sembrare che io ci abbia sofferto nel non poterle fare. E mi sento felice e molto sollevata nel potermi dedicare come si deve a lei nel pomeriggio, senza più pensieri di lavatrici da stendere o cena da preparare (si, la sto preparando già al mattino!). E senza costringerla a fare orari assurdi a scuola, perché quello sarebbe se io lavorassi. Voglio esserci ancora e ancora, perché il suo percorso di crescita è ancora lungo :)

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  11. Ciao, complimenti per il blog, conosciuto per caso, cercando qua e là sull'autosvezzamento (ho un bimbo di 6 mesi e 3 settimane e sto ancora cercando di capire se questa sia la nostra strada). Anche io sto pensando di fare la "mamma a tempo pieno" dopo la maternità al 30% e, forse, un'aspettativa che chiederò da quando lui avrà 11 mesi (momento in cui dovrei tornare al lavoro). Come te sono insegnante, ma di scuola media, e, sebbene ami il mio lavoro e non lo cambierei con nessun altro, la domanda che mi frulla in testa è:"Come occuparmi dei "figli degli altri" quando so che per farlo devo lasciare per molte ore (contando l'invisibile ma oneroso lavoro domestico) ad "altri" (nonni e suoceri disponibilissimi e supercontenti, ma pur semore nonni e suoceri e non mamma e papà).?". Mi rivedo nella tua situazione anche per quanto riguarda il mio compagno, che per lavoro è assente circa 12 ore al giorno e mi dice la stessa cosa:" Già non ci sono io, e quando ci sono porto comunque a casa lo stress del lavoro... rimani almeno tu". Dall'altra parte, i consigli di chi dice di non lasciare un lavoro che è l'"ideale" per conciliare aspirazioni professionali e famiglia, e che in fondo ho scelto anche per questo (chiedendo oltretutto un part time) e il dubbio atroce che non sarei forse una mamma migliore, a tempo pieno, ma solo frustrata e, un domani, pronta a rinfacciare persino la cosa a mio figlio. E' una scelta molto combattuta, nel mio caso, o forse solo circondata da troppi pareri, stereotipi, preconcetti, esperienze altrui che offuscano e distolgono da una "risposta" che già si conosce.

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