giovedì 19 ottobre 2017

Educazione empatica o disciplina dolce, l'evoluzione dell'alto contatto

In quali termini possiamo parlare di alto contatto, mano a mano che il bambino cresce?


Con il termine "alto contatto" si definisce un tipo di accudimento che riguarda principalmente i primissimi anni del bambino. Si parla quindi di co-sleeping, di allattamento a termine, di portare in fascia.

Ma quando il bambino cresce? Una volta che termina l'allattamento, o che decide di usare le sue gambette per camminare ed esplorare il mondo cosa succede? Finisce l'alto contatto?

evoluizione di alto contatto e educazione empaticaIo credo di no. Credo che l'alto contatto abbia sì una buona parte di fisicità, ma che questo dipenda dalla sua caratteristica principale che sta nel mettersi in ascolto del bambino per comprenderlo al meglio e soddisfare i suoi bisogni, laddove questo sia possibile. Ed ecco che nei primissimi anni questi bisogni spesso si traducono con la necessità di stare a contatto con la mamma (o con il papà), contenuti, coccolati. Ritrovare quel calore che li ha accompagnati per nove mesi, risintonizzarsi con il battito del cuore.

Si parla infatti di disciplina dolce ed educazione empatica che, a mio parere, vanno a braccetto con l'alto contatto, proprio perché il genitore si immedesima nel figlio, ne capisce i sentimenti e lo stato d'animo e fa in modo di entrare in relazione con lui. Esattamente come quando era un neonato, solamente che i bisogni del bambino, nel frattempo, cambiano. Il nostro compito di genitori, invece, resta immutato.  

 

Noi continuiamo ad ascoltarlo, a rispettare i suoi sentimenti e a dargli fiducia. 


Ad accoglierlo, dove accogliere non vuol dire accettare tutto ciò che lui ci chiede, ma farlo sentire compreso, aiutandolo a decifrare le sue emozioni, dandogli un nome. Esempio: io sono convinta che a Beatrice le caramelle non facciano bene perché le si cariano facilmente i denti (e non solo, qui potete leggere cosa ne penso), quindi ne mangia una ogni tanto giusto per togliersi lo sfizio. Se dopo averne mangiata una scalpita per averne un'altra le dirò qualcosa come: "mi dispiace, vedo che sei arrabbiata e frustrata perché ne vorresti ancora, e ti capisco perché sono buone, ma non posso dartene un'altra perché ti farebbe male". Comprendo il suo stato d'animo e accolgo anche la possibile reazione che ne scaturirà, che con tutte le probabilità sarà negativa.
Il genitore deve essere una guida accogliente.

Perché questa comunicazione empatica funzioni, noi genitori dovremmo essere d'esempio, mostrando i nostri sentimenti, anche quelli meno positivi. Liberandoci di quei preconcetti per cui gli adulti non possono mostrare le proprie debolezze, la propria tristezza davanti a situazioni che ci portano a provare questo sentimento, soprattutto davanti ai figli. Loro ci sentono. È destabilizzante sentire che il papà è triste e vederlo sorridere. Il messaggio che legge un bambino, con tutta probabilità, è che non si può essere tristi. Oppure che il papà gli sta mentendo. Per instaurare una buona comunicazione empatica dobbiamo noi per primi essere sinceri e trasparenti.

Io ritengo che questo tipo di accudimento si trasformi giorno dopo giorno e che alla base rimangano sempre la sensibilità e l'empatia di un genitore verso il proprio figlio, caratteristica fondamentale per mantenere un attaccamento saldo, solido e sicuro durante tutto il percorso di crescita, fino all'età adulta.



7 commenti:

  1. Sono d' accordo con te, noi genitori dobbiamo accogliere e comprendere i nostri figli, anche quando diventano un po' più grandi. Complimenti, articolo molto per interessante!!

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    1. Mi sono proprio domandata come si evolvesse questo approccio, e mi sono data queste risposte. Sono contenta che valga lo stesso per te :)
      Grazie!

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  2. Che bello leggere qualcuno che è sulla stessa linea d'onda mia! Vivo in argentina e qui è molto comune sentire parlare di "educacion con apego". Tra poco mi trasferiro in Italia ho un bimbo di 4 mesi e sto cercando su facebook pagine o comunita che parlino di questo ma è davvero molto difficile. Se hai qualche pagina da consigliarmi, te ne saro grata! Grazie! Complimenti, begli articoli!

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    1. Ciao! Si, purtroppo questo tipo di accudimento non è ancora così comune in Italia. Ti suggerisco di cercare la pagina di “una mamma green” e quella di “rolling mamas”.
      Grazie per i complimenti e per essere passata di qui, sono felice anche io di trovare persone che condividono questi pensieri. Ti aspetto ancora :)

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  3. Cara Marta, sono d'accordo con te su tutta la linea, gia' in gravidanza ho letto e mi sono infornata tanto su questi metodi dolci...eppure a volte mi scontro:
    a. con i commenti e le critiche di chi dice che non insegno i "no" a mia figlia, che non le sto dando regole...
    b. con mia figlia stessa (tre anni e mezzo), che ha il suo bel caratterino oppositivo e ci fa sudare sette camicie...pur essendo molto dolce e intelligente, bisogna sempre contrattare tutto...dal lavarsi le manine all'andare a nanna...sinceramente sono un po' in crisi e ogni tanto mi viene voglia di essere piu' autoritaria...sono anche incinta all'ottavo mese e mi rendo conto che sono stanca e ho meno pazienza...e so anche che questo e' un grande cambiamento per la mia cucciola...poi da quando va all'asilo e' diventata piu' aggressiva e la cosa mi ha spiazzata...tu come gestisci questa cosa? Come fai a far rispettare le regole "base" senza doverti imporre? Ti ringrazio... Cinzia

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    1. Cara Cinzia, quello che hai sottolineato tu la dice lunga: asilo, fratellino in arrivo e stanchezza (di entrambe) sono tutti fattori scatenanti. Ti capisco molto bene, anche io mi sono messa in discussione più volte e sono certa che capiterà ancora lungo questo percorso. L’asilo ha reso più aggressiva anche Beatrice è mi sono ritrovata spiazzata anche io. La tua bimba fa tutto il giorno? Ha modo di spezzare un po’ ogni tanto? Perché questo potrebbe essere già un grande aiuto. Per quanto riguarda il punto a, invece, lascia correre. Troverai sempre qualcuno che ha da ridire, purtroppo.
      Io, quando butta male, cerco proprio di individuare le regole base per lasciarla più libera su altro. Cerco di spiegarle e di farla ragionare, con calma. Non è facile, Cinzia, soprattutto per noi che siamo state “abituate bene” fino all’inzio della scuola.

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    2. Hai ragione Marta, i cambiamenti non aiutano...
      Abbiamo fatto un inserimento molto dolce all'asilo, ha iniziato solo alla mattina, da dicembre si ferma a pranzo! Il pomeriggio sta a casa, per farle fare la nanna tranquilla...
      Io penso che l'asilo scateni un po' l'aggressivita' visto che magari per la prima volta devono "difendersi" dagli altri bimbi...perche' magari si contendono i giochi o altro...
      Grazie per i tuoi consigli!
      P.s.: sta meglio Beatrice?
      Cinzia

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