lunedì 24 settembre 2018

L'inserimento (troppo rapido) nella scuola dell'infanzia

Oggi vorrei parlarvi di un argomento che sento tantissimo e su cui sono fortemente convinta che si debba intervenire: L'INSERIMENTO NELLA SCUOLA DELL'INFANZIA.

Voglio sperare che questo non sia un problema che riguarda tutte le scuole, ma qualcosa mi dice di si.

A cosa mi riferisco? Mi riferisco ai tempi troppo ristretti di inserimento dei bambini nel nuovo ambiente scolastico. O, meglio ancora, ai tempi che devono essere uguali per tutti e, dunque, non adattabili alle esigenze del singolo bambino.

Nella scuola che frequenta Beatrice funziona così: i primi due giorni i bambini trascorrono un paio d'ore all'asilo insieme ai genitori. Il terzo giorno rimangono soli per lo stesso tempo, il quarto e quinto giorno si fermano fino a dopo pranzo. Dal primo giorno della settimana successiva rimangono anche a dormire. C'è sicuramente la disponibilità dell insegnanti di giocare un po' sui tempi del pranzo e della nanna, ma non sulla presenza del genitore.
Parlo della sua scuola perché conosco gli orari nel dettaglio e perché sono sicuramente rimasta scottata dal nostro inizio, ma alcune mie amiche mi raccontano che funziona allo stesso modo anche nelle scuole che frequentano i loro bambini.

Ora, vogliamo veramente dire che un bambino di tre anni al terzo giorno di inserimento sia pronto a rimanere in un posto completamente nuovo, circondato da sconosciuti? Dai, non raccontiamocela. Persino il bambino più socievole del mondo avrà un minimo di difficoltà, posso affermarlo con assoluta certezza. Piangono addirittura i bambini che arrivano dal nido, che quindi sono già abituati al distacco dalla mamma e al sistema scolastico.

Si tende a pensare che è normale che piangano e che poi si abitueranno. Certo, è così.

Il bambino si adatta perché capisce di non avere alternative. 

Perché, invece, non creare le condizioni ideali affinché questo bambino scopra il piacere di essere lì? Perché non gli si può permettere di conoscere meglio le persone che si occuperanno di lui, i compagni e tutte le grandi novità, accompagnati da una figura che gli può dare più sicurezza in questo nuovo inizio?

L'inserimento troppo rapido nella scuola dell'infanzia
Ci va un minimo di tempo affinché la figura di riferimento diventi una maestra, non si può pretendere che questo avvenga dall'oggi al domani.

Mi è stato detto che non vogliono i genitori all'interno della struttura per più tempo per non destabilizzare gli altri bambini. E al nido come si pensa che facciano? In un asilo nido, l'inserimento con il genitore dura molto di più, anche due settimane, durante le quali si va a diminuire il tempo trascorso insieme per aumentare quello in cui i piccoletti rimangono da soli. Gradualmente. E parliamo sì di bambini di pochi mesi, ma anche di bambini di due anni, due anni e mezzo. Cosa cambia da un bambino di due anni a uno di tre? Volete dirmi che quest'ultimo è così emotivamente più grande e maturo? Io dico di no. E degli altri bambini del nido, quelli che frequentano già e si trovano lì per giorni e giorni insieme ai genitori di quelli nuovi, cosa vogliamo dire? Loro, più piccoli e meno consapevoli, possono "sopportare" queste presenze, mentre i bambini della scuola dell'infanzia no?

Sapete che in un asilo che avevo visitato quando dovevo decidere dove iscrivere Beatrice la maestra aveva precisato che gli "anticipatari" (i bambini che iniziano prima, a gennaio anziché a settembre, e che quindi non hanno ancora compiuto tre anni) non è previsto neanche un giorno di inserimento, per non destabilizzare gli altri? A me sembra follia. È stata la frase che mi ha fatto scegliere per il no. Seppur non toccasse noi in prima persona questo approccio mi ha gelato.

Non voglio discutere i genitori che non possono prendersi più tempo per un inserimento graduale, ci mancherebbe, ma laddove ce ne sia la possibilità io dico che bisognerebbe sfruttarla.

Se i bambini sono inseriti serenamente non possono che giovarne tutti quanti: bimbi, genitori e maestre!

8 commenti:

  1. Ciao Marta, secondo me non è tanto questione di giorni o settimane che il bambino trascorre insieme alla mamma o il papà all'interno dell'asilo. Il problema è l'approccio all'inserimento, trovo che sarebbe meglio se i genitori avessero la possibilità di trascorrere l'intera giornata all'interno dell'asilo, accompagnandolo in ogni attività che il bambino vive, dal gioco, al pasto, all'eventuale nanna. In questo modo le maestre avrebbero la possibilità di osservare le abitudini del bambino, il suo modo di approcciarsi al gioco, al cibo e alla nanna e il bambino avrebbe la possibilità di fare quest'esperienza dell'asilo accompagnato e sostenuto dal genitore. Anche per il genitore sarebbe fondamentale, perché avrebbe la possibilità di partecipare attivamente per tutta la giornata e non solo per qualche ora. Certo questo può avvenire gradualmente, iniziando dal trascorrere poche ore, per poi arrivare a fare tutta la giornata. È importante che il bambino impari a fidarsi delle maestre e impari a conoscere l'ambiente nuovo e che lo faccia accompagnato e sostenuto dal genitore, in modo che possa poi ripetere da solo l'esperienza positiva vissuta in precedenza con i genitori.
    Ciao Claudia (Brocchi)

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    1. Ciao Claudia, la mia mente puntigliosa ha posto gli accenti sul quantitativo di giorni e settimane, ma tu hai perfettamente centrato il punto. Si tratta di creare le basi affinché il bambino possa avere fiducia nelle maestre e nel nuovo ambiente, e nessuno meglio di un genitore può accompagnarlo in questa nuova avventura, che ha tutte le carte per essere un'esperienza di crescita positiva. E lo sarebbe ancora di più se non fosse vissuta con un inserimento traumatico!
      Grazie per essere passata di qui :)

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  2. Mah. Da noi restano a mangiare al sesto giorno. Il primo giorno stanno un'ora, coi genitori. Il secondo stanno un'ora, senza, ma il genitore sta nei paraggi, nell'edificio, in modo da poter tornare in classe se il piccolo si dispera. Il terzo giorno stanno due ore senza genitore. E poi stanno la mattina ma li prendi prima del pranzo. Una volta, ai miei tempi, l'inserimento non c'era nemmeno, quindi direi che abbiamo già fatto progressi. D'altra parte ammetto che non posso ignorare quello che scrivi: è davvero necessario e inevitabile che piangano? Se il genitore restasse più a lungo cambierebbe? Forse il bambino rischierebbe di abituarsi alla sua presenza e poi sarebbe ancora più difficile staccarsi...

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    1. Come diceva un'altra ragazza appena più su, è importante che si dia del tempo al bambino per imparare a fidarsi delle maestre e del nuovo ambiente, ed è fondamentale che questo avvenga con il sostegno di un genitore in modo che sia un'esperienza positiva che lui possa poi ripetere da solo. Io credo che a 3 anni siano in grado di capire, se spiegato in precedenza, che la mamma si ferma solo per i primi giorni, per conoscere le novità insieme, ma che poi in un secondo momento non potrà farlo.

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  3. Completamente d'accordo con te. I bambini hanno bisogno di essere rispettati nei tempi e nei modi di inserimento. Parte del problema viene anche dal mondo del lavoro che non concede abbastanza tempo alle mamme per dedicarsi all'ambientamento. Devono cambiare sia la scuola che, soprattutto, la società per niente a misura di bambino...

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    1. Cara Silvia, sei sempre una certezza. È così, siamo ancora tanto lontani da una società a misura di bambino, pensa già alla difficoltà che hanno molte donne a rientrare al lavoro dopo una maternità, figuriamoci se a qualche datore di lavoro può interessare l'inserimento all'asilo del figlio di una dipendente!

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  4. Ciao mi chiamo Emilia mamma di Maika di tre anni. Parto dal presupposto che mia figlia è voluta andare all'asilo all'età di due anni e,reduce di un'esperienza negativa fatta a un asilo nido di quando aveva 13 mesi, nel quale rimase solo due mesi per vari motivi, appena me lo chiese tremai un po'. Poi pensai che allora se lo sarebbe scelto "sola" e cosi fu. Maika su 10 asili che ebbe modo di vedere e valutare, scelse questo asilo in cui va ancora. Ambiente dinamico e attivo.
    L'inserimento.... Nel primo asilo che andò fu molto lento e lungo forse troppo... Maika non riusciva ad ambientarsi perché ormai era convinta che dietro lei c'ero io o anche dietro la porta. Faceva orari ridotti. Poi decisi di non mandarla più perché non ci voleva andare proprio.
    A questo asilo invece fu molto naturale... Entrammo, mi fecero stare due ore con lei e poi ce ne andammo. Il 2 giorno io ero presente per un'ora e poi mi spostavo e uscivo. Dalle 10 alle 1230 maika era sola. E così per tutta la settimana. La seconda settimana maika non mi calcolava più,🤦🏽😂, anzi mi diceva MAMMA TU VAI A LAVORARE IO RESTO QUI e POI VIENI A PRENDERMI.
    Giornate no ne abbiamo avuto ovviamente ma il suo piantolino durava solo 5minuti poi riusciva a distrarsi con gli altri e con le attività.
    Alcuni asili della zona so che non danno alcun tempo al. Bimbo. Strappano il bimbo dalle madri e dal secondo giorno pretendono che si abitui alla loro presenza e al l'assenza della mamma... Inconcepibile e ancora più non riesco a comprendere le mamme che sottopongono a questo livello di stress i propri figli.
    Penso che se ci fidassimo di più dei nostri figli anche nella scelta dell'ambiente in CUI LORO devono passare la mattinata, molte cose sarebbero più facili. Basta un po' di impegno e pazienza. Si capisce quando, anche se non parla, il bambino accetta l'ambiente in cui entra o meno. Scelto e trovato l'ambiente adatto per lui o per lei allora anche l'inserimento scenderà in secondo piano perché il bambino in questione in quel contesto si sentirà comunque a casa e protetto.
    Negli asili comunali tutto ciò è molto più difficili, regole diverse e poche maestre rispetto al numero e quindi velocizzano e sforzano la disposizione del bimbo in quel dato contesto. Ma penso che anche in tal caso se il bimbo vedrà noi tranquille nel lasciarlo in quelle mani, pian piano capirà di essere in un ambiente sicuro. Ovviamente molto spesso la cosa sbagliata è scegliere un asilo qualunque convinte che tanto tutti siano uguali. Non è così. Inoltre dovremmo imparare a portare con noi i nostri figli quando andiamo a fare i colloqui con le direttrice dei vari asili che vediamo. In questo modo noteremo la relazione anche dell'adulto, cioè direttrice ed educatrice, con il bimbo e poi come nostro figlio risponde a quel contesto, a quellambiente ecc..

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    1. Ciao Emilia, sicuramente è vero quel che dici riguardo l'essere tranquille noi per prime, per trasmettere serenità e fiducia al bambino. A volte, però, si innesca un meccanismo per cui la mamma si destabilizza vedendo il figlio in difficoltà, si mette in discussione e il bambino si innervosisce ancora di più. È un circolo vizioso. Ti parlo della mia esperienza personale: io ho scelto un asilo che mi ispirava, pur dovendomi allontanare da casa. Mi sono informata, ho partecipato ad un primo incontro con mia figlia e mi sembrava il migliore in assoluto. I primi mesi sono stati disastrosi e, col senno di poi, sono pentita di non averla ritirata. Ero spaesata e credevo che fosse solo questione di abitudine, arrivando da tre anni sempre e sol con me. A volte non sai se è entrato in gioco il circolo vizioso di cui sopra o se il bambino è davvero in difficoltà tanto da prendere in considerazione di ritirarlo o cambiare asilo. Una ragazza mi diceva che nella scuola di sua figlia hanno organizzato diversi incontri durante il corso dell'anno precedente, perché i bimbi nuovi potessero prendere confidenza con la struttura e le insegnanti, prima di settembre. Mi sembra un'ottima idea che dovrebbero mettere in pratica tutti!

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